IL "PROGETTO ALPI"
Un programma coordinato di monitoraggio della migrazione postnuziale degli Uccelli attraverso le Alpi italiane.
Coordinamento di Paolo Pedrini (Sezione di Zoologia dei Vertebrati, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento)
La migrazione postriproduttiva degli uccelli attraverso le Alpi è ben nota fin dal passato e, dalla metà del secolo scorso, è stata oggetto di numerosi studi condotti in particolare nel settore transalpino dalla Stazione Ornitologica di Sempach in Svizzera. Quel che riguarda il versante italiano è stato inizialmente indagato negli anni Trenta da Duse (1931, Atti del XI Congr. Inter. di Zool. Ital. 16:550-559) e più diffusamente ripreso solo a partire dagli anni Settanta, grazie all’impegno di numerosi inanellatori coordinati dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e diversamente sostenuti da musei, gruppi ed enti di ricerca, parchi, e amministrazioni regionali e provinciali. Dall’insieme di queste informazioni per il versante italiano si è in grado oggi di ipotizzare l’esistenza di una via preferenziale seguita dai migratori, “la rotta italo-ispanica” (come la chiamò il Duse nel 1931), che di presunta provenienza orientale passando per il Triveneto, la Lombardia e il Piemonte, si dirige verso la Francia e la Spagna, per raggiungere il Nordafrica. Questa rotta corre parallela a quella transalpina che si concentra, verso occidente, nel versante settentrionale svizzero e francese. Da quest’ultima essa viene in parte alimentata, soprattutto quando venti occidentali, che anticipano le perturbazioni atlantiche, spirano contrari alla direzione di provenienza dei migratori, costretti così a deviare verso sud penetrando nelle vallate alpine. Nell’attraversare le Alpi i migratori seguono quote diverse a seconda dell’orografia e delle condizioni atmosferiche. La maggior parte dei migratori transita fra i 500 – 2000 metri di quota, fascia altitudinale entro la quale essi tendono a seguire una direzione a prevalente orientamento Nord-Est – Sud- Ovest. Osservazioni col radar hanno inoltre evidenziato il transito di una parte di migratori a quote più alte che sorvolano le Alpi con direzione più diretta verso meridione (Jenni & Bruderer 1988 Univ. Ottawa Press. pp 2150-2161; Micheli & Pedrini 2000, Acta Biologica 74: 143-154).
Finalità e modalità del Progetto Alpi
Per la loro posizione geografica, l’orografia accidentata e la significativa altimetria che ne condiziona il clima e le mutevoli condizioni atmosferiche locali, le Alpi rappresentano il primo insidioso ostacolo che i migratori paleartici si trovano ad affrontare nel loro volo di spostamento verso i quartieri di svernamento. Il fatto di conoscere nel maggior dettaglio possibile quando e come essi attraversano questa barriera ha quindi una notevole importanza per meglio inquadrare le loro esigenze ecologiche e indirizzare più efficacemente eventuali azioni di gestione e tutela ambientale. Anche con tali finalità oltre che con l’intento di approfondire le attuali conoscenze, nel 1997 è stato avviato il Progetto Alpi: una ricerca pluriennale basata sulla tecnica dell’inanellamento. Tale progetto coordinato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, si è realizzato negli anni grazie alla partecipazione di molti inanellatori e collaboratori che hanno operato nelle molte stazioni distribuite nelle diverse regioni. Gli obiettivi generali del progetto sono in sintesi i seguenti: descrivere la fenologia migratoria delle singole specie (in termini temporali, spaziali e altitudinali), comprendere le diverse strategie migratorie sia a livello interspecifico sia intraspecifico, stimare l’influenza locale delle condizioni orografiche e ambientali, valutare l’importanza del flusso migratorio lungo il versante italiano all’interno del più vasto contesto alpino ed europeo.
La partecipazione
L’attività è stata fin dall’inizio dettagliata nei metodi mediante un apposito “Manuale di campo”, che prevedeva, fra le molte indicazioni, l’adozione di metodi di cattura standardizzati, passivi (ossia senza l’ausilio di richiami acustici) e periodi di contemporaneità dell’attività, al fine di conseguire risultati confrontabili negli anni e fra stazioni (per maggiori dettagli si consulti il sito web dell’INFS: www.gruccione.it). Nell’impossibilità di monitorare l’intera stagione migratoria, si è scelto di coprire il periodo compreso fra la metà di agosto e la fine di ottobre, andando comunque in questo modo a rilevare sia il transito prevalentemente notturno dei migratori transahariani (fino a metà settembre) che quello successivo dei migratori a corto e medio raggio (dai primi di settembre fino e oltre la fine di ottobre). Dal 1997-2005 al Progetto Alpi hanno partecipato ben 33 stazioni, distinte tra loro per la loro collocazione in stazioni “di valico”, “di versante”, “di fondovalle” e, più recentemente, anche “di pianura”, proprio con l’intento d’intercettare la migrazione nelle sue diverse modalità. Annualmente sono 47 molti gli inanellatori coinvolti (82 nel solo 2005) e alcune centinaia i collaboratori che, in maniera spesso volontaristica, garantiscono il buon funzionamento delle diverse stazioni.
Una sintesi delle informazioni emerse
Grazie a tale forte impegno partecipativo, il campione complessivo ottenuto in questi anni è ragguardevole: 213.822 unità di uccelli marcati, appartenenti a ben 159 specie (in prevalenza Passeriformi). Questi valori forniscono un notevole contributo alla banca dati delle biometrie del Centro Nazionale di inanellamento e danno una sintetica ma chiara idea della ricchezza di specie e quindi della biodiversità in transito sulle Alpi italiane. L’elaborazione dei dati, periodicamente discussi negli annuali incontri di programmazione e nell’ambito dei biennali convegni nazionali tra inanellatori, consentono di approfondire quanto fino ad oggi noto per le Alpi italiane. In sintesi risulta confermata l’esistenza della rotta italo-ispanica, provata dall’apparente progredire della migrazione di alcune specie, da est verso ovest al trascorrere della stagione migratoria e di una serie di ricatture fra le diverse stazioni operanti in contemporanea. Fra le molte specie censite, alcune transitano in gran numero (ad es. regolo, pettirosso, balia nera, fringuello, lucherino, peppola), altre, al contrario, sembrano evitare la catena montuosa, seguendo rotte più meridionali o di bassa quota come nel caso della capinera, del beccafico e del luì piccolo e di molti migratori transahariani, confermando così l’esistenza di diverse strategie inter-specifiche di attraversamento. I dati raccolti in questi anni hanno permesso di distinguere fenologie di specie migratrici regolari, da altre caratterizzate da transiti più irregolari o da vere e proprie invasioni periodiche, come nei casi, ripetutisi negli anni, della cincia mora, del frosone, del lucherino e della nocciolaia. Da un punto di vista gestionale molte sono le indicazioni che si possono ricavare dai dati raccolti. Chiaro emerge al riguardo il ruolo delle zone umide durante le migrazioni, quali luoghi di sosta (siti stop-over) per il recupero energetico soprattutto quando condizioni di mal tempo ostacolano il volo dei migratori. Altrettanto importanti sono i valichi montani per la migrazione attiva, luoghi che durante il transito autunnale dei migratori intrapaleartici diurni e notturni si sono rilevati per la loro orografia dei veri e propri colli di bottiglia ove il passo si fa particolarmente intenso e concentrato, e quindi più vulnerabile. L’elevato numero di dati e le molte altre potenzialità conoscitive in essi implicite, sono rafforzate dalla forte adesione registrata in questi anni, che ha concretizzato la volontà iniziale di dar vita a una rete di monitoraggio in grado di operare nel tempo, mantenendosi in costante contatto e aggiornamento. A questo proposito fra le stazioni che hanno aderito al Progetto Alpi, “La Passata” rientra fra quelle più rilevanti e significative, avendo contribuito fin dall’inizio alla raccolta dei dati in maniera continuativa e standardizzata. Per la sua collocazione geografica rappresenta un importante riferimento per la descrizione della migrazione alle medie quote nel settore prealpino centrale; inoltre, per la sua struttura, organizzazione e per i programmi che s’intendono sviluppare in futuro, si propone come importante garanzia per la prosecuzione di tali modalità di monitoraggio e, in tal senso, quale potenziale luogo di studio della migrazione nel lungo periodo. Infine, il collegamento con università e altri istituti di ricerca, avviati negli anni conferisce a “La Passata” altre finalità non meno importanti, quali la formazione e la divulgazione, rappresentando così una sede di grande interesse per quanti desiderano conoscere da vicino uno dei più affascinanti momenti della vita degli uccelli, qual è, per l’appunto, la migrazione.
IL PROGETTO ALPI ALLA PASSATA DAL 1997-2004
di Giovanni Gottardi
Dall’autunno 1997 la Passata ha aderito al Progetto Alpi per lo studio della migrazione post-nuziale dei Passeriformi attraverso il settore italiano della catena alpina, coordinato dal Museo Tridentino di Storia Naturale e dall’INFS. Il progetto, tuttora in corso, si propone di raccogliere dati sulla fenologia della migrazione, sulla fisiologia dei migratori e sull’influenza locale dei fenomeni meteorologici, in relazione all’attraversamento della barriera ecologica rappresentata dall’arco alpino. Le catture vengono effettuate attraverso metodi di cattura passiva (quindi senza l’ausilio di richiami acustici e di spauracchi o fischio al volo) e in forma standardizzata (Pedrini et al.,1997) Per il 1997 sono state previste catture nelle pentadi 51 (8-12 settembre) e 56 (3-7 ottobre); i risultati sono stati 394 inanellamenti, appartenenti a 25 specie, con una netta predominanza di Lucherini (n=227 esemplari), seguiti da Fringuelli (n=30) e Pettirossi (n=30). Sono state inoltre annotate su apposite schede le caratteristiche del sito (topografia, orografia, altitudine, ecc…), definita la tipologia della stazione (valico montano) e descritto l’ambiente ad essa circostante. L’anno successivo l’indagine è stata svolta nelle pentadi 54 (23-27 settembre), 56 (3-7 ottobre), 58 (13-17 ottobre) e 60 (23-27 ottobre): la Stazione non ha coperto la pentade 54, mentre nelle rimanenti sono stati catturati 1012 uccelli, appartenenti a 30 specie; la predominanza è stata di Frosoni (n=372 individui), seguiti da Fringuelli (n=167) e Peppole (n=133). L’indagine si è concentrata prevalentemente sui migratori intrapaleartici (migratori corti), il protocollo del progetto ha previsto l’esame delle seguenti “specie target”: Pettirosso, Luì piccolo, Lucherino, Fringuello, Peppola; sono stati inoltre raccolti dati sull’attività giornaliera di cattura: numero delle reti aperte, ore di attività, numero di specie catturate, andamento meteorologico e misure complete di tutte le remiganti per le specie target. Nel 1999 l’attività di monitoraggio dei migratori è stata estesa anche al periodo tardo estivo con l’aggiunta delle pentadi 47 (19-23 agosto) e 49 (29 agosto-2 settembre), durante le quali sono stati effettuati i rilevamenti biometrici per tre specie di migratori transahariani: Balia nera, Codirosso e Luì grosso. Per i migratori intrapaleartici sono state riproposte le specie target della stagione precedente, le cui catture sono state effettuate durante le pen- tadi 51 (8-12 settembre, facoltativa), 56, 58 e 60 (facoltativa). La Stazione ha coperto tutte le pentadi, inanellando 1236 uccelli appartenenti a 38 specie. Nel periodo tardo estivo la specie maggiormente catturata è risultata la Balia nera (n=38 individui), seguita da Luì grosso (n=6) e Codirosso (n=4); per i migratori corti il record numerico è toccato al Lucherino (n=312), seguito da Fringuello (n=271) e Pettirosso (n=120). Nel 2000 è stato ulteriormente aumentato il periodo di indagine: il protocollo del progetto ha previsto il monitoraggio per 9 pentadi (47, 49, 50, 51, 56, 57, 58, 59, 60), di cui le prime 4 per i migratori lunghi e le restanti 5 per i migratori corti nel periodo autunnale. La stazione è stata attiva per tutto il periodo indicato, gli uccelli inanellati sono stati 2010 appartenenti a 46 specie diverse; degno di nota il fenomeno invasivo della Cincia mora che ha notevolmente incrementato il numero delle catture (n=580 nelle 9 pentadi). Per quanto riguarda le specie target dei migratori a lungo raggio si è notato, rispetto all’anno precedente, un aumento significativo di Balia nera (n=208), Luì grosso (n=39) e Codirosso (n=34). Il passo dei migratori corti è stato consistente per Lucherino (n=247), Pettirosso (n=175) e Fringuello (n=168). Nel 2001 il periodo di monitoraggio ha riguardato 13 pentadi (7 fisse e 6 facoltative), la Passata è rimasta attiva ininterrottamente dal 19 agosto al 1° novembre, inanellando 1964 uccelli appartenenti a 49 specie diverse. La predominanza numerica, per quanto riguarda i migratori a corto raggio, è spettata al Fringuello (n=571) seguito dal Lucherino (n=478), evidenziando un netto incremento di entrambe le specie rispetto all’anno precedente. Il passo dei migratori a lungo raggio ha permesso l’inanellamento di 161 Balie nere, 26 Luì grossi e 11 Codirossi. Con il 2002 si è conclusa la prima fase di ricerca di campo del progetto, prevista di durata quinquennale: a breve verrà pubblicato come volume unico della rivista dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Biologia e conservazione, un resoconto sull’attività complessiva e una prima sintesi dei risultati di base conseguiti. L’attività di monitoraggio ha interessato, nell’anno in questione, un totale di 15 pentadi (8 fisse e 7 facoltative), per i rilevamenti biometrici sono state confermate le tre specie target per i migratori transahariani, alle cinque specie degli intrapaleartici è stata aggiunta la Passera scopaiola. La Passata è stata attiva dalla pentade 55 alla 61, coprendo pertanto solo il periodo autunnale; le catture sono state 2023, le specie 34; Lucherino 51 (n=566) e Fringuello (n=376) sono state le più rappresentative. Degne di nota anche le catture di Frosone (n=281) e di Cincia mora (n=229), che confermano le ondate invasive tipiche di queste specie. Nel 2003 l’attività di campo è continuata con gli stessi obiettivi e metodi d’indagine, il monitoraggio è stato esteso ad un altro triennio, dopo il quale si valuteranno le potenzialità e i risultati. Le pentadi individuate sono state 19, di cui 7 indicate come “prioritarie”, poiché dedicate all’attività contemporanea di inanellamento; la Passata è stata attiva dal 27 settembre al 1° novembre, coprendo in totale 7 pentadi, di cui 3 prioritarie. Il numero totale delle catture è stato di 1244 individui, appartenenti a 38 specie: il Fringuello ha rappresentato più del 50% del totale con 626 esemplari, poco significativo rispetto al passato è stato il passo del Lucherino con 120 inanellamenti. Nel 2004 l’attività di inanellamento ha interessato un totale di 19 pentadi, di cui 8 indicate come “prioritarie”; la Stazione ha coperto il periodo 1-31 ottobre, inanellando in totale 1996 esemplari appartenenti a 27 specie. Le specie maggiormente catturate sono state Lucherino (n=795) e Fringuello (n=377), numericamente anche il Frosone ha fatto notare la sua presenza con 378 esemplari.
Finalità e modalità del Progetto Alpi
Per la loro posizione geografica, l’orografia accidentata e la significativa altimetria che ne condiziona il clima e le mutevoli condizioni atmosferiche locali, le Alpi rappresentano il primo insidioso ostacolo che i migratori paleartici si trovano ad affrontare nel loro volo di spostamento verso i quartieri di svernamento. Il fatto di conoscere nel maggior dettaglio possibile quando e come essi attraversano questa barriera ha quindi una notevole importanza per meglio inquadrare le loro esigenze ecologiche e indirizzare più efficacemente eventuali azioni di gestione e tutela ambientale. Anche con tali finalità oltre che con l’intento di approfondire le attuali conoscenze, nel 1997 è stato avviato il Progetto Alpi: una ricerca pluriennale basata sulla tecnica dell’inanellamento. Tale progetto coordinato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali, si è realizzato negli anni grazie alla partecipazione di molti inanellatori e collaboratori che hanno operato nelle molte stazioni distribuite nelle diverse regioni. Gli obiettivi generali del progetto sono in sintesi i seguenti: descrivere la fenologia migratoria delle singole specie (in termini temporali, spaziali e altitudinali), comprendere le diverse strategie migratorie sia a livello interspecifico sia intraspecifico, stimare l’influenza locale delle condizioni orografiche e ambientali, valutare l’importanza del flusso migratorio lungo il versante italiano all’interno del più vasto contesto alpino ed europeo.
La partecipazione
L’attività è stata fin dall’inizio dettagliata nei metodi mediante un apposito “Manuale di campo”, che prevedeva, fra le molte indicazioni, l’adozione di metodi di cattura standardizzati, passivi (ossia senza l’ausilio di richiami acustici) e periodi di contemporaneità dell’attività, al fine di conseguire risultati confrontabili negli anni e fra stazioni (per maggiori dettagli si consulti il sito web dell’INFS: www.gruccione.it). Nell’impossibilità di monitorare l’intera stagione migratoria, si è scelto di coprire il periodo compreso fra la metà di agosto e la fine di ottobre, andando comunque in questo modo a rilevare sia il transito prevalentemente notturno dei migratori transahariani (fino a metà settembre) che quello successivo dei migratori a corto e medio raggio (dai primi di settembre fino e oltre la fine di ottobre). Dal 1997-2005 al Progetto Alpi hanno partecipato ben 33 stazioni, distinte tra loro per la loro collocazione in stazioni “di valico”, “di versante”, “di fondovalle” e, più recentemente, anche “di pianura”, proprio con l’intento d’intercettare la migrazione nelle sue diverse modalità. Annualmente sono 47 molti gli inanellatori coinvolti (82 nel solo 2005) e alcune centinaia i collaboratori che, in maniera spesso volontaristica, garantiscono il buon funzionamento delle diverse stazioni.
Una sintesi delle informazioni emerse
Grazie a tale forte impegno partecipativo, il campione complessivo ottenuto in questi anni è ragguardevole: 213.822 unità di uccelli marcati, appartenenti a ben 159 specie (in prevalenza Passeriformi). Questi valori forniscono un notevole contributo alla banca dati delle biometrie del Centro Nazionale di inanellamento e danno una sintetica ma chiara idea della ricchezza di specie e quindi della biodiversità in transito sulle Alpi italiane. L’elaborazione dei dati, periodicamente discussi negli annuali incontri di programmazione e nell’ambito dei biennali convegni nazionali tra inanellatori, consentono di approfondire quanto fino ad oggi noto per le Alpi italiane. In sintesi risulta confermata l’esistenza della rotta italo-ispanica, provata dall’apparente progredire della migrazione di alcune specie, da est verso ovest al trascorrere della stagione migratoria e di una serie di ricatture fra le diverse stazioni operanti in contemporanea. Fra le molte specie censite, alcune transitano in gran numero (ad es. regolo, pettirosso, balia nera, fringuello, lucherino, peppola), altre, al contrario, sembrano evitare la catena montuosa, seguendo rotte più meridionali o di bassa quota come nel caso della capinera, del beccafico e del luì piccolo e di molti migratori transahariani, confermando così l’esistenza di diverse strategie inter-specifiche di attraversamento. I dati raccolti in questi anni hanno permesso di distinguere fenologie di specie migratrici regolari, da altre caratterizzate da transiti più irregolari o da vere e proprie invasioni periodiche, come nei casi, ripetutisi negli anni, della cincia mora, del frosone, del lucherino e della nocciolaia. Da un punto di vista gestionale molte sono le indicazioni che si possono ricavare dai dati raccolti. Chiaro emerge al riguardo il ruolo delle zone umide durante le migrazioni, quali luoghi di sosta (siti stop-over) per il recupero energetico soprattutto quando condizioni di mal tempo ostacolano il volo dei migratori. Altrettanto importanti sono i valichi montani per la migrazione attiva, luoghi che durante il transito autunnale dei migratori intrapaleartici diurni e notturni si sono rilevati per la loro orografia dei veri e propri colli di bottiglia ove il passo si fa particolarmente intenso e concentrato, e quindi più vulnerabile. L’elevato numero di dati e le molte altre potenzialità conoscitive in essi implicite, sono rafforzate dalla forte adesione registrata in questi anni, che ha concretizzato la volontà iniziale di dar vita a una rete di monitoraggio in grado di operare nel tempo, mantenendosi in costante contatto e aggiornamento. A questo proposito fra le stazioni che hanno aderito al Progetto Alpi, “La Passata” rientra fra quelle più rilevanti e significative, avendo contribuito fin dall’inizio alla raccolta dei dati in maniera continuativa e standardizzata. Per la sua collocazione geografica rappresenta un importante riferimento per la descrizione della migrazione alle medie quote nel settore prealpino centrale; inoltre, per la sua struttura, organizzazione e per i programmi che s’intendono sviluppare in futuro, si propone come importante garanzia per la prosecuzione di tali modalità di monitoraggio e, in tal senso, quale potenziale luogo di studio della migrazione nel lungo periodo. Infine, il collegamento con università e altri istituti di ricerca, avviati negli anni conferisce a “La Passata” altre finalità non meno importanti, quali la formazione e la divulgazione, rappresentando così una sede di grande interesse per quanti desiderano conoscere da vicino uno dei più affascinanti momenti della vita degli uccelli, qual è, per l’appunto, la migrazione.
IL PROGETTO ALPI ALLA PASSATA DAL 1997-2004
di Giovanni Gottardi
Dall’autunno 1997 la Passata ha aderito al Progetto Alpi per lo studio della migrazione post-nuziale dei Passeriformi attraverso il settore italiano della catena alpina, coordinato dal Museo Tridentino di Storia Naturale e dall’INFS. Il progetto, tuttora in corso, si propone di raccogliere dati sulla fenologia della migrazione, sulla fisiologia dei migratori e sull’influenza locale dei fenomeni meteorologici, in relazione all’attraversamento della barriera ecologica rappresentata dall’arco alpino. Le catture vengono effettuate attraverso metodi di cattura passiva (quindi senza l’ausilio di richiami acustici e di spauracchi o fischio al volo) e in forma standardizzata (Pedrini et al.,1997) Per il 1997 sono state previste catture nelle pentadi 51 (8-12 settembre) e 56 (3-7 ottobre); i risultati sono stati 394 inanellamenti, appartenenti a 25 specie, con una netta predominanza di Lucherini (n=227 esemplari), seguiti da Fringuelli (n=30) e Pettirossi (n=30). Sono state inoltre annotate su apposite schede le caratteristiche del sito (topografia, orografia, altitudine, ecc…), definita la tipologia della stazione (valico montano) e descritto l’ambiente ad essa circostante. L’anno successivo l’indagine è stata svolta nelle pentadi 54 (23-27 settembre), 56 (3-7 ottobre), 58 (13-17 ottobre) e 60 (23-27 ottobre): la Stazione non ha coperto la pentade 54, mentre nelle rimanenti sono stati catturati 1012 uccelli, appartenenti a 30 specie; la predominanza è stata di Frosoni (n=372 individui), seguiti da Fringuelli (n=167) e Peppole (n=133). L’indagine si è concentrata prevalentemente sui migratori intrapaleartici (migratori corti), il protocollo del progetto ha previsto l’esame delle seguenti “specie target”: Pettirosso, Luì piccolo, Lucherino, Fringuello, Peppola; sono stati inoltre raccolti dati sull’attività giornaliera di cattura: numero delle reti aperte, ore di attività, numero di specie catturate, andamento meteorologico e misure complete di tutte le remiganti per le specie target. Nel 1999 l’attività di monitoraggio dei migratori è stata estesa anche al periodo tardo estivo con l’aggiunta delle pentadi 47 (19-23 agosto) e 49 (29 agosto-2 settembre), durante le quali sono stati effettuati i rilevamenti biometrici per tre specie di migratori transahariani: Balia nera, Codirosso e Luì grosso. Per i migratori intrapaleartici sono state riproposte le specie target della stagione precedente, le cui catture sono state effettuate durante le pen- tadi 51 (8-12 settembre, facoltativa), 56, 58 e 60 (facoltativa). La Stazione ha coperto tutte le pentadi, inanellando 1236 uccelli appartenenti a 38 specie. Nel periodo tardo estivo la specie maggiormente catturata è risultata la Balia nera (n=38 individui), seguita da Luì grosso (n=6) e Codirosso (n=4); per i migratori corti il record numerico è toccato al Lucherino (n=312), seguito da Fringuello (n=271) e Pettirosso (n=120). Nel 2000 è stato ulteriormente aumentato il periodo di indagine: il protocollo del progetto ha previsto il monitoraggio per 9 pentadi (47, 49, 50, 51, 56, 57, 58, 59, 60), di cui le prime 4 per i migratori lunghi e le restanti 5 per i migratori corti nel periodo autunnale. La stazione è stata attiva per tutto il periodo indicato, gli uccelli inanellati sono stati 2010 appartenenti a 46 specie diverse; degno di nota il fenomeno invasivo della Cincia mora che ha notevolmente incrementato il numero delle catture (n=580 nelle 9 pentadi). Per quanto riguarda le specie target dei migratori a lungo raggio si è notato, rispetto all’anno precedente, un aumento significativo di Balia nera (n=208), Luì grosso (n=39) e Codirosso (n=34). Il passo dei migratori corti è stato consistente per Lucherino (n=247), Pettirosso (n=175) e Fringuello (n=168). Nel 2001 il periodo di monitoraggio ha riguardato 13 pentadi (7 fisse e 6 facoltative), la Passata è rimasta attiva ininterrottamente dal 19 agosto al 1° novembre, inanellando 1964 uccelli appartenenti a 49 specie diverse. La predominanza numerica, per quanto riguarda i migratori a corto raggio, è spettata al Fringuello (n=571) seguito dal Lucherino (n=478), evidenziando un netto incremento di entrambe le specie rispetto all’anno precedente. Il passo dei migratori a lungo raggio ha permesso l’inanellamento di 161 Balie nere, 26 Luì grossi e 11 Codirossi. Con il 2002 si è conclusa la prima fase di ricerca di campo del progetto, prevista di durata quinquennale: a breve verrà pubblicato come volume unico della rivista dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Biologia e conservazione, un resoconto sull’attività complessiva e una prima sintesi dei risultati di base conseguiti. L’attività di monitoraggio ha interessato, nell’anno in questione, un totale di 15 pentadi (8 fisse e 7 facoltative), per i rilevamenti biometrici sono state confermate le tre specie target per i migratori transahariani, alle cinque specie degli intrapaleartici è stata aggiunta la Passera scopaiola. La Passata è stata attiva dalla pentade 55 alla 61, coprendo pertanto solo il periodo autunnale; le catture sono state 2023, le specie 34; Lucherino 51 (n=566) e Fringuello (n=376) sono state le più rappresentative. Degne di nota anche le catture di Frosone (n=281) e di Cincia mora (n=229), che confermano le ondate invasive tipiche di queste specie. Nel 2003 l’attività di campo è continuata con gli stessi obiettivi e metodi d’indagine, il monitoraggio è stato esteso ad un altro triennio, dopo il quale si valuteranno le potenzialità e i risultati. Le pentadi individuate sono state 19, di cui 7 indicate come “prioritarie”, poiché dedicate all’attività contemporanea di inanellamento; la Passata è stata attiva dal 27 settembre al 1° novembre, coprendo in totale 7 pentadi, di cui 3 prioritarie. Il numero totale delle catture è stato di 1244 individui, appartenenti a 38 specie: il Fringuello ha rappresentato più del 50% del totale con 626 esemplari, poco significativo rispetto al passato è stato il passo del Lucherino con 120 inanellamenti. Nel 2004 l’attività di inanellamento ha interessato un totale di 19 pentadi, di cui 8 indicate come “prioritarie”; la Stazione ha coperto il periodo 1-31 ottobre, inanellando in totale 1996 esemplari appartenenti a 27 specie. Le specie maggiormente catturate sono state Lucherino (n=795) e Fringuello (n=377), numericamente anche il Frosone ha fatto notare la sua presenza con 378 esemplari.