STORIA DELLA STAZIONE
IL LUOGO: Alla scelta del luogo in cui installare l’impianto si è giunti dopo un lungo lavoro di sopralluoghi e osservazioni effettuato in svariati valichi prealpini delle province di Bergamo e Brescia potenzialmente interessati dal fenomeno delle migrazioni. Si è tenuto conto anche delle notizie fornite sia da cacciatori che da anziani uccellatori del luogo i quali hanno sottolineato l’abbondanza del flusso migratorio autunnale e nel valico. La conferma che la zona fosse particolarmente interessante dal punto di vista della ricerca sull’avifauna si ebbe fin dall’inizio dell’attività: infatti nel periodo ottobre ‘95 – aprile ‘96 si effettuò un elevatissimo numero di catture (circa 9.000), numero certamente superiore a quelle che potevano essere le più ottimistiche previsioni; l’impianto fu pertanto riconosciuto come “Stazione Ornitologica Principale della Provincia di Bergamo”, con delibera G.P. n. 1637 del 5/12/96. Da allora la Stazione ha continuato la sua intensa attività, ottenendo risultati numericamente e scientificamente significativi, resi possibili anche grazie al lavoro di personale qualificato, ornitologi, ricercatori, appassionati professionisti e non.
IL PRIMO IMPIANTO: Al momento della sua costruzione l’impianto era costituito da quattro transetti, disposti su due file parallele: una fila con due transetti, composti rispettivamente da 4 e 10 pali alti 4 m, veniva denominata “reti basse”; un transetto, con 14 pali di 6.5 m di altezza e reti che partivano da 3.5 m dal suolo, era chiamato “reti alte”, o “retone”; l’ultimo transetto, composto da 3 pali alti 11 m, presentava reti che si collocavano a partire da 8 m dal suolo e, data la loro altezza, venivano indicate come “retoni”, questo transetto era stato collocato a settembre 1996 nel punto del valico in cui il flusso migratorio notturno era più intenso. A completamento dell’impianto e nei periodi di maggior flusso migratorio veniva installata una rete ausiliaria, retta da due semplici canne di bambù e posta a sud dei transetti, denominata “rete 100”, lunga 10 m e alta 3 m. Le mist-nets avevano lunghezza 10 m e altezza 3 m ciascuna, divise in 6 sacche da 50 cm, ognuna delle quali dotata di 160 cm di rete. Le reti erano numerate dall’1 al 13 (oltre alla “rete 100”), le sacche erano indicate dall’1 al 18, partendo dal basso. Dopo alcuni anni, non ritenendo particolarmente significativo il risultato Profilo del valico, posizione delle reti (disegno A. Perúz) 13 di cattura delle “reti alte” e dei “retoni”, si è proceduto ad una F1010011modifica dell’impianto, costruendo un unico transetto, lungo circa 100 m, con 11 pali alti 6.5 m, che corre lungo il valico, sbarrandolo da nord a sud. I tubi in ferro sono sempre fissati in una colata di cemento delimitata da pneumatici di recupero, tali da rendere la base robusta e nel contempo amovibile, le mistnets, con maglia di 16 mm, sono lunghe 10 m e alte 5 m, con 10 sacche da 50 cm, ognuna delle quali dotata ancora di 160 cm di rete, tale profondità permette una migliore cattura di specie dal volo rapido e potente, quali i frosoni, o di dimensioni rilevanti, quali nocciolaie, cesene, tordele, nonché rapaci diurni e notturni. Al momento della modifica si era fatto un tentativo di utilizzo di reti lunghe 20 m, ma tale soluzione si era rivelata subito impraticabile, poiché il vento forte al valico rendeva troppo precaria la stabilità dell’impianto. L’innalzamento e l’abbassamento delle reti avveniva ed avviene sempre tramite carrucole, poste alla base e all’apice di ogni palo; piccoli accorgimenti tecnici impediscono l’accidentale scorrimento della rete verso l’alto durante l’estrazione dell’animale, oppure lo scivolamento verso il basso in caso di vento. LE ROULOTTES ED IL CONTAINER: Come primo centro vennero allestite due roulottes entro le quali alloggiare tutti i materiali, le infrastrutture e la documentazione necessari all’inanellamento. Ma i primi passi furono anche difficili a causa di qualche grave seppur isolato atto vandalico da parte di qualcuno che voleva boicottare la nuova attività: dapprima subimmo il taglio dei tiranti delle reti e successivamente, nel 2001, addirittura l’incendio doloso delle due roulottes, che andarono completamente perdute insieme ai materiali contenutivi. Ma non ci si arrese e presto venne installato un ampio container in grado di ospitare quattro brande ed un vano per ufficio. L’ambiente pian piano si distese e la nostra attività cominciò a esser vista anche come una risorsa di prestigio per tutta la zona. La nuova sistemazione logistica consentì di sviluppare efficacemente il proprio operato ospitando permanentemente gli inanellatori durante la stagione migratoria. La Passata piano piano sviluppava sempre di più la propria attività diventando presto, per il flusso migratorio intercettato e la valenza dei propri operatori, un punto di riferimento primario in ambito nazionale. |